La vitamina B12 conosciuta anche con il termine di cianocobalamina, è una vitamina essenziale per il nostro organismo la cui storia è inevitabilmente legata a quella dell’anemia perniciosa che iniziò nel 1849. 

Oggi sappiamo che l’anemia perniciosa è una forma di anemia caratterizzata da un diminuito assorbimento della vitamina B12, ma all’epoca non erano chiare le cause legate a questa patologia perché non si conosceva la vitamina b12 e inoltre i pazienti colpiti da anemia perniciosa presentavano nel corso del tempo anche gravi neuropatie e disordini cognitivi che rendevano ulteriormente complessa la diagnosi. Infatti si dovette attendere quasi ottant’anni prima di iniziare a comprendere l’esistenza di una presunta molecola funzionale efficace nel trattamento dell’anemia perniciosa. E questo fu possibile quando si iniziò a somministrare fegato crudo ai pazienti. In particolare si scoprì che questa strategia poteva guarire efficacemente l’anemia perniciosa anche in breve tempo. Capite bene che questa fu una scoperta incredibile perché i pazienti prima di questa terapia morivano miseramente chi più fortunato negli ospedali e chi meno fortunato nei manicomi. 

Anche qui però è interessante notare che in un primo momento si considerarono il ferro e le proteine presenti nel fegato come gli elementi curativi, quando in realtà era la vitamina b12 presente nel fegato a curare l’anemia perniciosa. Infatti ci tengo a sottolineare che il fegato è un organo dove si immagazzinano grandi quantità di vitamina B12. Fu solo verso la fine degli anni 40 che i ricercatori scoprirono la vitamina B12 e venne un po’ alla volta identificata nel corso degli anni successivi come il fattore curativo dell’anemia perniciosa. Nel 1956 Hodgkin scopri la struttura chimica di questa particolare vitamina e nel 1973 Woodward riuscì addirittura a sintetizzarla. 

Per essere più precisi bisognerebbe considerare la vitamina B12 come un insieme di composti che mostrano la stessa attività biochimica, infatti la vitamina b12 esiste sotto varie forme tra cui, per esempio, la metilcobalamina, la cianocobalamina, l’idrossicobalamina e la deossiadenosilcobalamina. Queste e anche altre isoforme risultano comunque poco stabili e quindi si preferisce utilizzare la cianocobalamina. 

A differenza di quanto sostengono alcuni studiosi non è comunque così semplice ed immediato definire quale sia l’isoforma migliore da utilizzare in campo terapeutico, poiché come vedremo ci sono studi che indicano la superiorità, per esempio, dell’idrossicobalamina rispetto alla cianocobalamina in alcune condizioni (1). Quello che mi sento di sottolineare è che essendo la vitamina b12 presente in grande quantità negli alimenti di origine animale, i vegetariani e i vegani come vedremo possono incorrere in un rischio maggiore di carenza di vitamina B12. 

Tuttavia ci tengo a precisare che anche i soggetti affetti da malattie infiammatorie intestinali possono incorrere in un rischio maggiore di malassorbimento della vitamina b12. (2)

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Assorbimento della vitamina B12

La vitamina B12 è una sostanza con una struttura chimica abbastanza complessa e contenente inoltre il cobalto. L’assorbimento intestinale della vitamina B12 introdotta con la dieta può essere suddiviso in varie fasi: la prima è quella che avviene a livello gastrico dove i succhi acidi dello stomaco separano la vitamina B12 dalle proteine alimentari, rendendola biodisponibile. Nella seconda fase la vitamina B12 libera viene captata velocemente dall’aptocorrina che è una glicoproteina prodotta dalle ghiandole salivari e da quelle presenti lungo l’esofago. 

L’aptocorrina ha il compito di proteggere la vitamina B12 che altrimenti sarebbe degradata facilmente dall’azione dei succhi gastrici. Il complesso vitamina b12-aptocorrina una volta che raggiunge il duodeno e quindi l’intestino tenute, viene attaccato a sua volta dai succhi pancreatici che liberano la vitamina B12. Nella terza fase assistiamo al legame tra la vitamina B12 e il fattore intrinseco. Il fattore intrinseco è un’altra importantissima glicoproteina dal peso molecolare di 50 kDa, secreta dalla mucosa gastrica e che permette l’assorbimento della vitamina B12 a livello dell’intestino. Più precisamente l’assorbimento della vitamina B12 avviene nell’ileo distale, dove il complesso vitamina B12 e fattore intrinseco si lega ad uno specifico recettore posto sulla membrana degli enterociti. 

Per quanto riguarda l’assorbimento orale della vitamina B12, si è scoperto che risulta inversamente proporzionale; ovvero con l’aumentare delle dosi orali di vitamina B12, l’assorbimento si riduce. Esiste infine anche un assorbimento passivo della vitamina B12 a livello intestinale che tende ad assorbire massimo il 2% della vitamina B12 introdotta con la dieta. Questo tipo di meccanismo che esula dal legame della vitamina B12 con le varie glicoproteine trasportatrici, permette di assimilare questa vitamina per diffusione passiva nell’intestino. Sebbene la dose di vitamina B12 con il meccanismo di assorbimento passivo sia limitata è comunque importante nei pazienti affetti da malattie infiammatorie intestinali o nei soggetti sottoposti a resezione gastrica dove l’assorbimento mediato dalle glicoproteine risulta compromesso

Recentemente si è scoperto in ambito farmacologico che la vitamina B12 può essere assorbita passivamente anche attraverso la mucosa nasale, dove la metilcobalamina risulta apparentemente quella con una biodisponibilità migliore.

Dopo assorbimento la vitamina B12 viene direzionata ai tessuti e al fegato, il quale contiene circa 1-1,5 mg di vitamina B12, ovvero circa il 50% della vitamina B12 presente nell’organismo. Ogni giorno il fegato elimina parte della vitamina B12 che contiene attraverso la bile, ma questa vitamina viene prontamente e per la maggior parte riassorbita a livello intestinale, si parla di riassorbimenti che variano indicativamente dal 50 all’80% della dose eliminata. Il riassorbimento della vitamina B12 permette di sottolineare due cose fondamentali: la prima è l’estrema importanza di questa vitamina per l’organismo e quindi il nostro corpo tende ad eliminare effettivamente solo piccole dosi di vitamina B12 ogni giorno, mentre la seconda è legata alla lenta comparsa degli effetti da carenza di vitamina B12. 

Ogni giorno il riassorbimento intestinale della vitamina B12 permette infatti di rallentare la perdita di questa vitamina ed è per questo motivo che i sintomi clinici da carenza di vitamina b12 si evidenziano in genere gradualmente nel corso del tempo. (3-4)

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Sintesi della vitamina B12 da parte del microbiota intestinale

A differenza di quanto si possa credere o da quanto viene decantato dal marketing, la biosintesi della vitamina B12 da parte del microbiota intestinale contribuisce solo minimamente al nostro fabbisogno giornaliero. Questo perché non tutti i batteri presenti nell’intestino umano producono vitamina B12; in particolare ci sono solo pochi ceppi capaci di sintetizzare la vitamina b12 come, per esempio, il Lactobacillus rossiae e il Lactobacillus reuteri. Infatti il processo di sintesi della vitamina B12 è molto complesso e più o meno necessita di 30 reazioni enzimatiche. Capite bene che molti batteri preferiscono trovare vitamina b12 preformata e trasportarla dentro le loro cellule anziché sintetizzarla. (5)

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Quanta vitamina B12 serve ogni giorno?

In linea generale le tabelle LARN per gli adulti sia maschi che femmine stimano che il fabbisogno giornaliero medio di vitamina B12 sia di 2 μg. Naturalmente le donne in gravidanza o in allattamento necessitano di dosi superiori; in caso di gravidanza il fabbisogno giornaliero medio di vitamina b12 è di 2,2 μg, mentre durante l’allattamento è di 2,4 μg.

Per quanto riguarda bambini e adolescenti è fondamentale considerare le tabelle LARN a questo link: https://sinu.it/2019/07/09/vitamine-fabbisogno-medio-ar/

Voglio comunque sottolineare che nel 2015 il gruppo di esperti dell’EFSA ha stabilito che l’apporto adeguato giornaliero di vitamina B12 negli adulti sia di 4 μg, considerando le assunzioni medie nella popolazione europea. Anche in questo caso si fa comunque distinzione per le donne in gravidanza e in allattamento e anche per i neonati e per i bambini.

https://efsa.onlinelibrary.wiley.com/doi/pdf/10.2903/j.efsa.2015.4150

 

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Per altre informazioni sulla vitamina B12, guarda questo video!

dott michele moggio

Dott. Michele Moggio
Farmacista – Direttore Scientifico
www.voxalcorporation.com

Autore:
Prevenire e Curare secondo Natura
Skincare for models (Italiano)
Skincare for models (English)

DISCLAIMER e NOTE LEGALI

Le informazioni presenti in questo contenuto hanno esclusivamente finalità divulgative e informative in ambito medico-scientifico. Non costituiscono in alcun modo una prescrizione medica, né sostituiscono il parere del medico curante o di altri professionisti sanitari qualificati.
Per diagnosi, trattamenti o decisioni terapeutiche è sempre necessario rivolgersi al proprio medico o a uno specialista di fiducia.
L’autore declina ogni responsabilità per un uso improprio delle informazioni fornite.

BIBLIOGRAFIA

  1. Temova Rakuša Ž, Roškar R, Hickey N, Geremia S. Vitamin B12 in Foods, Food Supplements, and Medicines—A Review of Its Role and Properties with a Focus on Its Stability. Molecules. 2023; 28(1):240. https://doi.org/10.3390/molecules28010240

  2. Butola, L. K., Kute, P. K., Anjankar, A., Dhok, A., Gusain, N., & Vagga, A. (2020). Vitamin B12-do you know everything. Journal of Evolution of Medical and Dental Sciences9(42), 3139-47.

  3. Temova Rakuša Ž, Roškar R, Hickey N, Geremia S. Vitamin B12 in Foods, Food Supplements, and Medicines—A Review of Its Role and Properties with a Focus on Its Stability. Molecules. 2023; 28(1):240. https://doi.org/10.3390/molecules28010240

  4. Butola, L. K., Kute, P. K., Anjankar, A., Dhok, A., Gusain, N., & Vagga, A. (2020). Vitamin B12-do you know everything. Journal of Evolution of Medical and Dental Sciences9(42), 3139-47.

  5. Sobczyńska-Malefora, A., Delvin, E., McCaddon, A., Ahmadi, K. R., & Harrington, D. J. (2021). Vitamin B12 status in health and disease: a critical review. Diagnosis of deficiency and insufficiency–clinical and laboratory pitfalls. Critical reviews in clinical laboratory sciences58(6), 399-429.

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