Gli enzimi digestivi rivestono un ruolo centrale nella nutrizione e sono fondamentali per il corretto funzionamento dell’apparato digerente. Basti pensare che i soggetti che presentano una scarsa produzione di enzimi digestivi sono generalmente affetti da sindromi da malassorbimento più o meno importanti a seconda del quadro clinico e dalla concomitante presenza di altre patologie gastro-intestinali (es. colite ulcerosa, morbo di Crohn, gastrite, ecc.).
Le ghiandole che sono presenti lungo tutto l’apparato digerente, dal cavo orale fino all’ileo (che è la porzione di intestino tenue compresa tra il digiuno e il cieco), hanno tra le varie funzioni, anche quella di produrre gli enzimi digestivi in relazione alla quantità di cibo che viene ingerita.
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Enzimi digestivi nella saliva
La quantità media di saliva che viene prodotta ogni giorno dalle ghiandole salivari è circa 1 litro e ha un pH compreso tra 6 e 7. Nella saliva è presente la ptialina che è un enzima che contiene calcio ed è appartenente alla classe delle alfa-amilasi. La ptialina viene prodotta dalle cellule acinose delle ghiandole salivari sotto l’impulso del sistema nervoso simpatico ed ha il compito principale di degradare l’amido e formare destrine e infine maltosio, ovvero delle molecole di polisaccaridi più piccole. Oltre a questo la ptialina coopera con il sistema immunitario, poiché inibisce la crescita dei batteri.
Ci sono molte condizioni che alterano la produzione della ptialina in modo anche considerevole. Il consumo di alcool e il fumo tendono a ridurre la sintesi di questo enzima, mentre l’esercizio fisico tende ad aumentarla. È noto inoltre che i soggetti che presentano patologie odontoiatriche tendono ad avere livelli più elevati di ptialina nella saliva rispetto ai soggetti sani.
La funzione della ptialina è strettamente correlata al tempo di masticazione; più lenta è la masticazione e maggiore sarà la sua attività sul cibo. Di contro, masticazioni troppo frettolose impediscono il corretto lavoro di questo enzima e possono determinare la comparsa di difficoltà nella digestione. È quindi fondamentale masticare accuratamente il cibo prima di ingerirlo per facilitare i processi digestivi che avverranno nello stomaco e infine nell’intestino. L’amilasi salivare è velocemente degradata dall’ambiente acido presente nello stomaco, tuttavia una sua piccola percentuale riesce a superare i succhi gastrici, miscelandosi con gli oligosaccaridi presenti nel bolo alimentare.
Nella saliva sono presenti poi altri tipi di enzimi digestivi come le mucine e il lisozima.
Le mucine (MUC5B, MUC7, MUC19, MUC1 e MUC4) sono le principali glicoproteine salivari con funzione gelificante; infatti sono le responsabili della formazione del gel che riveste la superfice dell’epitelio oro-buccale. Le mucine svolgono un ruolo protettivo, antimicrobico e di supporto al buon mantenimento dell’idratazione e delle funzioni della bocca. In particolari condizioni patologiche che determinano la comparsa di secchezza delle fauci (sto parlando per esempio del morbo di Sjogren), nonostante il contenuto di mucine nella saliva sia più meno equivalente a quello riscontrato nei soggetti sani, si è scoperto che la struttura di queste glicoproteine è alterata. Questo tipo di anomalia determina la comparsa di una alterazione nell’idratazione del cavo orale.
Il lisozima è una piccola glicoproteina della classe delle muramidasi, scoperta per la prima volta nel 1922 da Fleming. Il lisozima svolge un ruolo antibatterico, poiché il suo compito è quello di distruggere la parte dei batteri gram-positivi. Quindi questa sostanza coopera con il sistema immunitario per limitare l’invasione e la proliferazione di microbi nel nostro organismo.
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Il ruolo farmacologico degli enzimi digestivi
Nel corso degli ultimi decenni il numero dei prodotti a base di enzimi digestivi è cresciuto enormemente. Nonostante quanto venga riportato dal marketing o dal passaparola, in letteratura troviamo pochi studi clinici condotti sull’uomo, che hanno valutato gli effetti dell’integrazione di miscele variegate a base di enzimi digestivi di origine vegetale e animale. Per questo motivo è molto difficile ad oggi redigere linee guida specifiche per queste sostanze, poiché non abbiamo sufficienti dati disponibili.
Una delle ricerche che mi sento di annoverare è uno studio clinico monocentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e condotto su 120 individui che ha valutato gli effetti di una miscela registrata a base di enzimi digestivi (1). L’assunzione di 200 mg di questa particolare miscela, due volte al giorno, ha permesso dopo 2 mesi di trattamento di ridurre i sintomi clinici della dispepsia funzionale, migliorando inoltre la qualità del sonno.
La dispepsia funzionale è un insieme molto eterogeneo di disturbi che affliggono l’apparato gastro-intestinale e provocano dolore, flatulenza, senso di pienezza e bruciore. Si stima che nel mondo la prevalenza della dispepsia oscilli tra un 10 e un 30%. Naturalmente sono necessari ulteriori studi clinici randomizzati e controllati con placebo, ma questi dati preliminari sono sicuramente un ottimo punto di partenza.
Invece sull’utilizzo degli enzimi pancreatici (lipasi, amilasi e proteasi) ci sono sicuramente più dati e anche dei farmaci disponibili.
In caso di insufficienza pancreatica esocrina, la terapia standard prevede appunto la somministrazione di questi enzimi a dosaggi variabili, ad ogni pasto. In generale le linee guida suggeriscono l’assunzione di dosi comprese tra le 44.000 e le 50.000 unità di lipasi per i pasti principali e dosi comprese tra le 22.000 e le 25.000 unità di lipasi per gli snack. Naturalmente questi dosaggi devono essere attentamente calibrati dallo specialista a seconda del quadro clinico e dei sintomi presenti.
Un interessante studio clinico (2) in doppio cieco, randomizzato, controllato con placebo e condotto su 69 pazienti affetti da sindrome da intestino irritabile con diarrea post-prandiale, conclude che l’assunzione di pacrealipasi potrebbe essere un trattamento coadiuvante potenzialmente efficace e sicuro per migliorare le condizioni cliniche della malattia.
Un altro studio clinico crossover, in doppio cieco, controllato con placebo e condotto su 16 individui sani (3), conclude che l’assunzione di 280 mg di lipasi acido resistente prima dei pasti, può ridurre il senso di pienezza dello stomaco in modo statisticamente significativo
Voglio infine ricordare che uno studio clinico su modello murino (4) ha scoperto che l’integrazione di lipasi acida lisosomiale può rivelarsi efficace per ridurre la comparsa delle placche aterosclerotiche. Naturalmente questi risultati condotti su topi con deficit del recettore LDL, devono essere confermati da futuri studi clinici sugli esseri umani. Tuttavia anche in questo caso, questi dati preliminari mettono le basi per continuare le ricerche su questi enzimi digestivi.
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Dott. Michele Moggio
Farmacista – Direttore Scientifico
www.voxalcorporation.com
Autore:
• Prevenire e Curare secondo Natura
• Skincare for models (Italiano)
• Skincare for models (English)
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BIBLIOGRAFIA
- Ullah, H., Di Minno, A., Piccinocchi, R., Buccato, D. G., De Lellis, L. F., Baldi, A., … & Daglia, M. (2023). Efficacy of digestive enzyme supplementation in functional dyspepsia: A monocentric, randomized, double-blind, placebo-controlled, clinical trial. Biomedicine & Pharmacotherapy, 169, 115858.
Money, M. E., Walkowiak, J., Virgilio, C., & Talley, N. J. (2011). Pilot study: a randomised, double blind, placebo controlled trial of pancrealipase for the treatment of postprandial irritable bowel syndrome-diarrhoea. Frontline gastroenterology, 2(1), 48-56
- Levine, M. E., Koch, S. Y., & Koch, K. L. (2014). Lipase supplementation before a high-fat meal reduces perceptions of fullness in healthy subjects. Gut and Liver, 9(4), 464.
- Du, H., Schiavi, S., Wan, N., Levine, M., Witte, D. P., & Grabowski, G. A. (2004). Reduction of atherosclerotic plaques by lysosomal acid lipase supplementation. Arteriosclerosis, thrombosis, and vascular biology, 24(1), 147-154